Notice

Luchar

( 3 Votes )

Il prato sotto casa mia.
L’isola felice del mio e di altri cani del quartiere.
Qualche albero, veterano di tante guerre di cemento, e macchine.
Un cielo che richiama violento le nubi.
Un odore di pioggia, taglia l’olfatto.
Un sole ancora carico di spocchia, nell’osservare tutto.
Un passero tra l’erba e il verde.
Un insettino volante, sul bianco.
La farfallina scatta verso l’alto, veloce.
Il passerotto la segue, becco spalancato.
Pugnano nell’aria, come note di un violino, come un plettro può duellare con delle corde d’una consunta e incartapecorita Ibanez.
Le loro mille traiettorie si spezzano di continuo come linee di vetro, s’inseguono.
Predatore e preda.
Alla fine l’inseguito riesce a sottrarsi al suo inseguitore.
Nascondendosi dietro un fiorellino di campo.

Un foglio bianco strappato da un libro che gioca col vento.
L’inchiostro che si mesce col polline.
La carta che funamboleggia, che volteggia.
Scende al suolo.
Il fuoco che s’impadronisce di tutto quel bianco, rendendolo marrone rosso e nero.
L’inchiostro che sviene, la carta che invecchia.
La morte che incombe, su loro.
Il vento disappunto.
Il fuoco sicumera.
Tutto si trasforma.

Una ragazza colpita dal sole.
Schiena abbrustolita, sguardo amico, familiare.
Uno zaino.
Una panchina di marmo.
Una marlboro light.
Una sigaretta di tabacco.
Una tascapane nera.
Agitazioni.
Innamoramento.
Voglia di abbracciarla.
Terrore di ferire.
Un autobus che la cattura via.
Lo sguardo di un Lui, che tradisce solitudine.

Una pioggia fitta.
Una pioggia battente.
Un vento incollerito.
Estate.
Sera.
Un basso, una chitarra elettrica, una voce, una batteria.
Uno sguardo perso oltre le tende di lacrime a carpire il segreto di questa esistenza.
Che cosa nasce.
Che cosa muore.
Chi lo decide.
Che cosa diventa.
Che cosa si tramuta.
Che cosa per sempre.
Che cosa no.
Chi lo decide.
Domande.
Risposte assenti.
Domande.
Risposte taglienti.
Domande.
Risposte ambigue.

La vita.

Un soffio.
Un insetto.
Un fuoco.
L’erba.
Uno sguardo.
Le labbra che cozzano lingue che sciabordano sui denti.

Visione di deserto.
Senza via di fuga, se non nel tuo coltello.
Solitudine.
Uggia, ma solo interna.
Caldo come in un girone.
Vestiti e menti che fumano.
Acqua finita.
Secchezza nelle fauci.
Arsura, sulla pelle.
Desiderio di un’isola.

Distesi al buio.
Rumore di rubinetto che perde, nella vasca.
Luce che trasuda oltre delle saracinesche rotte.
Un ventilatore da soffitto che lavora.
Due mani di due corpi supini.
Due mani che s’incontrano.
Due anime che si dissetano.
Un cane ansante da dietro una nicchia nella loro vita.

Pensare a una figlia.
Pensare a un futuro.
Un giorno invecchiare.
Un giorno morire.
E non poter scegliere quando.
Non dove.
Non con chi.
Trovare la forza.
Perdere le speranze.
Volerla vicina.
Desiderare alcol.
Agognare una buona lettura.

Vento forte.
Contro Natura.
Un dio assente.
Un pagliaio in fiamme.
Una donna incinta, addome insanguinato.
Sguardo perso nel nulla, circondato e riempito dal nettare dei malinconici.
Scalza.
Di spalle al granaio.
Tunica mondata dal sangue che segue le sferzate di Eolo.
Le mani unite sul suo sesso.
Una corona di acciaio e punte sul capo.

La testa di Martin.
La sua pazzia.
Le sue insicure certezze.
Lui oggi è triste perché vorrebbe sul suo seno posare le tempie stanche.
Martin.

Dove siamo…..?

Ovunque ma non dove vorremmo.
Ma cosa importa cosa vogliamo.

Morte.

Morte.

Morte.

Lei, sandali ai piedi ossuti.
Lei motosega in mano.
Lei con vestiti fiammeggianti tutto intorno al suo corpo.
Odore d’inferno.
Lei, ghignante che si fa strada nella storia.
Solo te.
Solo te.

Cirano, che canta le sue passioni a uno specchio.
Straziandosi le carni.
Sottolineando i suoi difetti con uncini.
Piangendo col cuore.
Cristiano, soffocato dalle sue paure.
Impiccato sotto quel suo balcone.
Rossana, morta di overdose d’amore.
Senza nulla aver capito.

Il suicidio.
Una idea.
Una fine.
Un inizio.
L’unica speranza.
Il solo Sole.

La stanchezza.

Il fiato che incespica nei polmoni.
Le idee, che si annacquano.
Un giradischi che graffia un vecchio LP dei Deep Purple.
Una visione.
Un odore forte acre soffocante.
Un seno.

Il mio senno.
Io vi parlo, dal cuore mio al muscolo vostro.

Cammino, ogni giorno.
Dove sarà la mia direzione?

Luna mia, dove sei?
Questa sera non ti trovo nello sguardo delle stelle.
E mai mi sei servita come adesso.
Luna mia..
Luna mia, fatta di latte, e speranze, conforto e amore, erotismo e tenerezza.
Luna, perfetta.

In ogni dove, da qui, vi saluto con un cenno del capo.

 

                                      Vostro umile servo, Martin.

Tags:
 

Altre poesie dell'Autore (ultime 10)

About the author Martin - Andrea Franzino

 

Martin (Andrea Franzino)

"Per cadere, basta una spinta.
Per volare, ci vuole perseveranza." 

Le mie Poesie 
I miei Aforismi  

More about Martin - Andrea Franzino