Afferrare il tuo volto con dolcezza e portarlo verso di me,
come un assetato con un calice, con ambo le mani.

Quella salsedine tua.
Che quel giorno non rapii.

Per un onore e un rispetto che nemmeno io, ora, comprendo più.
Il biasimarsi, deve avere una fine. Sempre.

Eppure senza amore, senza quella scintilla
imprevedibile dentro di te, cosi vivi a fare?

Tutto si muove, tutto si trasforma in rapida staticità.
Ma cosa è la vita, se non tutti questi istanti?

Mi manchi, dentro e fuori.
Lo so che non sei lontana pur essendolo.

Ma qualcosa che non capisco mi soffoca, mi avvolge.
E' che ogni giorno costruiamo una casa in cui rifugiarsi, sempre più solida.

Taluni la distruggono in un minuto.
E poi piano piano la ricostruisci, pezzo a pezzo.

E poi ti trovi in una tempesta, ma non violenta.
Una tempesta che vorresti vivere, questa volta, lasciarti trasportare come una nuvola.

Ma poi, chissà perché, si decide di tornare in quella casa, sempre più arroccata.
E di osservare da dietro le finestre, quella tempesta.

E piangere, come piangono gli angeli.
Senza che nessuno lo veda.