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Oblio

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Dio, questo oblio.
Quanto detesto questo sordo tuo e continuo e ritmico berciare.
Maledetto tra tutto.
Mille persone o musica, tv, amici o niente nulla riesce a ranggiungerti o eguagliarti.

Il silenzio.

Dismetto le mie armi.
Le poso a terra con onore.

Son'io.
Che qua t'evoco.
Pallido riflesso di ciò che sono.
Archetipo di sogni di siffatta ombra.

Veleno.
Lento ed inesorabile.
Pulsi, come un'ossesione nei miei vasi.

Oh carne mia.
Oh anima mia.
Giungi, te ne prego, dove tutto non ha colore.
Dove nulla ha sapore.
Dove il tempo non puote corrompere.

Dove la quiete è un qualcosa che s'agogna e non si teme.
Troppo, troppo t'ho seguito.
Ora sei sfuggita e per le nocche discendi.
E come cera morbida, come miele modifichi la tua forma cadendo.

I miei ghiacciai in frantumi, al tuo passo arretrano.
Mostrano ciò che non sono.
Danno ciò che non ho.
Tendi allora con rumore la sagitta e scaglia lo dardo tuo nel petto di quest'uomo che.

Che nelle braccia non ha.
Che sulla pelle non ha.
Che nella mente contiene.
Che nel cuore una pletora di fogli bianchi e inchiostrati ha.

Oh indole mio essudata dal cuore.
Quanto smuovi codesto mio destino.
E quando scaraventi navi contra gli scogli miei aspri.
E quando imporpori la Luna d'un argento che acceca.

Mio fato.
Che prendi e dai.
E poi ancora.
Mi par azzardo il pensarlo o il crederlo ma, t'amo per ciò che divento, nell'immobile moto dell'esser vivo.

Martin
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Martin (Andrea Franzino)

"Per cadere, basta una spinta.
Per volare, ci vuole perseveranza." 

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