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ortensie

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Oggi passando vicino ad un muretto di cemento

mi sono ricordata delle ortensie.

non solo quelle che da bimbetta vedevo sbucare curiose dietro quel muro

quando un’amica, tra le più care

mi portava a spasso nelle mattine primaverili…

(ricordo ancora il foulard rosa dipinto a mano che mi metteva in testa)

ma soprattutto quelle dei recinti estivi…

…tutto il recinto di rete

era ornato di ortensie di mille sfumature

che mi parevano enormi

fiori curiosi

fatti di mille fiorellini;

sull’altro lato i non-ti-scordar-di-me…

che suono triste mi evocava quel nome…

nella mia mente infantile

era il suono di affetti costretti all’addio

“non dimenticarmi…”

(dimenticare qualcuno è come ucciderlo

anzi

è peggio

è privarlo della sue dimensione di esistenza nel mondo degli altri…)

e poi l’albicocco… là di fronte, con la panchina verde davanti

ai grandi serviva per sedersi all’ombra

a me per salire sull’albero

enorme

o, almeno, così mi sembrava…

i suoi frutti piccoli e caldi

…non ne ho più mangiati di uguali;

oltre, le fragole

piccole piccole, che raccoglievo con un barattolo verde

da sciacquare bene con la pompa dell’acqua, prima…

dall’altro lato il cortile con la ghiaia:

quante cadute, correndo dietro un pallone

o imparando ad andare in bicicletta…

sissignori, ho imparato sulla ghiaia, io!

…peccato che non ci vada da anni…

e la sera,

la sera i racconti sulla balconata

con la spirale per le zanzare

e l’inconfondibile odore di bruciato

(alzi la mano chi non ne ha avuta una!)

il rumore dei grilli

e le stelle lucenti nei cieli di campagna

…non esistono cieli più neri  e profondi…

il pensiero dell’estate infinita

delle immense possibilità

delle tantissime cose che avrei fatto domani

dopodomani

e nelle infinite estati future

l’idea che a settembre sarebbe ricominciata la scuola

e che la vita era tutta lì;

le risate di papà quando raccontava le bravate,

l’odore della crema sulla pelle della mamma…

ringrazio Dio

(o chi per lui)

di questo ricordo

di questa fotografia

perché significa che c’ero…

è un ricordo dolce

la malinconia un po’ carica di rimpianto

di ciò che è stato ma passato

non so perché

non riesco a conservare nella mente

la tenerezza di quella me innocente

senza un groppo in gola…

vorrei tornare da quella bambina

per dirle di assaporare bene

quei colori

quei suoni

quegli odori

quei sapori

di guardare bene il viso di chi era lì in quel momento

di cogliere le rughette dei sorrisi

di accarezzare ancora una volta l’erba…

portare indietro le lancette

per concedere a quel quadro

del tempo ancora…

forse mi guarderebbe con aria interrogativa

o con la sufficienza con cui si ascoltano gli adulti

quando ti parlano di cose che ancora non fanno parte del tuo mondo

o forse la rattristerei…

meglio lasciarla nella sua serenità inconsapevole

l’aspettano tante cose belle

qualcuna meno bella

un paio di cose brutte

ma ha tutta la vita davanti…

..che può essere cent’anni o un’ora…

Distolgo lo sguardo da questa finestra sul passato

un passato che amo

ma che mi manca troppo spesso per non essere ingiusta con il mio presente

che non posso non amare

perché è il mio passato di domani

quando ricorderò una me giovane e con tanti progetti

e paure.

Devo assaporare il mio tempo

fermarmi a guardare il mare e il tramonto

ma soprattutto il viso di chi amo

e dirglielo

dirglielo spesso.

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About the author Butterfly

 

Butterfly

"chiudi gli occhi
ascolta il pulsare del tuo sangue di rubino e lava
nelle orecchie
allarga le braccia
e lasciati solamente cadere all'indietro."

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